mercoledì 20 febbraio 2013

Decrescita: sacrificio o possibilità di "crescita"?



Da quando ho iniziato questa avventura nella decrescita, mi si sono presentati momenti di entusiasmo, ma anche momenti di sconforto. Sono passata da stravolgere in modo insensato la quotidianità della mia famiglia, eliminando tutto ciò che ritenevo superfluo, per poi dover fare dietrofront quando mi si sono giustamente rivoltati contro, perché avevo imposto loro il mio volere.
Quindi la prima cosa che ho capito è stata che il tutto doveva essere un processo da compiere giorno per giorno, senza forzare nessuno, ma abituando chi mi stava intorno ad un nuovo stile di vita un poco alla volta.

Un'altra cosa con cui non avevo fatto i conti era che mi ero posta troppi obiettivi e troppo ambiziosi per essere attuati in una sola volta, stressandomi tantissimo non riuscendo a portarli a termine tutti nei tempi preposti. Quindi anche qui il tutto stava nel fare una cosa alla volta un passo dopo l'altro.

Se in principio a livello teorico mi sembrava fantastico pensare di mollare tutta questa zavorra di abitudini e concetti legati allo stile di vita occidentale, nella pratica non è stato così semplice come avevo pensato. In più occasioni mi sono trovata a chiedermi: "ma chi me lo ha fatto fare?..."
Perché diciamocelo, bisogna investire tempo e voglia per poter vivere in modo più sobrio e spesso guardandoci intorno ci viene lo sconforto.
Un esempio: porto i biscotti fatti in casa a mia figlia per merenda dopo l'asilo. Un'altra mamma mi dice: "ma li hai fatti tu? io anche se avessi il tempo non lo farei mai, sai il tempo che butti via... a comprarli ci vuole un'attimo..."
Oppure: per natale a mio figlio di 1 anno e mezzo hanno regalato una gru telecomandata. Già solo per il fatto che era in plastica e ci andavano le batterie non mi andava a genio...in più non era proprio adatta alla sua età perché sapevo che non sarebbe durata un pezzo. Comunque dopo neanche 10 minuti che ci stava giocando e caduta e si è staccato un pezzo. Cosa mi sento dire: "Se non si può aggiustare al massimo ne compriamo un'altra..."
Questi sono solo due esempi di poco conto, ma me ne capitano tutti i giorni anche più sconfortanti e questo mi lascia spesso l'amaro in bocca.

Perché se è vero che io nel bene e nel male mi impegno ogni giorno per migliorami ed eliminare il superfluo dalla mia vita, mi rendo anche conto che c'è ancora troppa gente che non è per niente consapevole di quello che c'è dietro al mio stile di vita e al mio pensiero.
Quindi spesso mi domando se ha senso...
Ma poi riflettendoci mi rendo conto che un senso c'è...
Anche se con quello che faccio posso influenzare una sola persona ogni tanto, e che questa dopo aver preso coscienza della situazione, riuscirà ad influenzarne un'altra e via dicendo, ci saranno comunque sempre più persone che avranno aperto gli occhi. E magari arrivati alla soglia della massa critica il concetto sarà diventato normale per tutti. Un po' come per il fenomeno della centesima scimmia...o della teoria della risonanza dei campi morfici di Rupert Sheldrake.


Quindi tornando alla domanda del titolo mi viene da rispondere che se spesso e volentieri agli occhi di tanti sto facendo un sacco di sacrifici per portare avanti il mio obiettivo, ai miei occhi invece sto crescendo giorno dopo giorno e acquisendo capacità ed esperienze che chi non lo ha mai provato non può capire. Ed allora vado avanti giorno dopo giorno un passo alla volta...

E per la cronaca i biscotti continuo a farli e la gru l'abbiamo già aggiustata molte volte ;)

Buona settimana a tutti.

Ale



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